July 2005  | This Issue

Recensioni di
Francesca
 Lombardo
 

The Sea Inside  Scene4 Magazine

Il Mare Dentro
(Mar Adentro)

A taste of Cherry  Scene4 Magazine

Il Gusto delle Ciliege
(Ta'am e guilass)

recenzioni

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Il Mare Dentro (Mar Adentro)
Diretto da: Alejndro Amenábar
Interpretato da  Javier Bardem, Belén Rueda, Lola Dueñas
Distribuito nel
2004
S
e il pensiero dell eutanasia puo' provocare sentimenti di commiserazione, dolore e perche' no anche pregiudizio, IL MARE DENTRO, l' ultimo film dello spagnolo Aleandro Amenabar, suggerisce un modo originale di guardare a tale problema.

Nonostante la drammaticita' e  sobrieta' del soggetto, Almenabar riesce ad offrirci il ritratto di un parablegico di mezza eta e della sua lotta per il diritto di morire, con un tocco filosofico ed ironico.

L'originalita' del film consiste nel modo in cui il problema viene affrontato. La decisione di morire non e' infatti il risultato di un atto emotivo ma di un processo razionale anche se lungo e doloroso.  

Ramon Sampedro, un galiziano paraplegico di mezza eta', si rifiuta di continuare a vivere non tanto per la sua immobilita' ( come saremmo portati a credere) ma quanto per la sua ostinazione a non voler dipendere dagli altri.

Se il tema della battaglia contro una Chiesa cattolica bigotta ed un governo spagnolo ostile all' euthanasia sono brevemente accennate, la storia del film si sviluppa soprattutto intorno al personaggio principale ed alla sua battaglia contro la cecita' emotiva, l ' egoismo e la commiserazione, in particolare qualla di coloro che lo circondano.

Il MARE DENTRO e' un film corale arrichito dalla storia personale di vari personaggi che, tuttavia sono importanti perche' contribuiscono a definire la psicologia ed il profilo del protagonista.

Julia (Belen Rueda), un avvocato sofisticato, il cui appassionato sostegno alla scelta di Ramon e' determinato dalla malattia degenerativa di cui soffre,  scava nel presente e nel passato del protagonista, quasi volesse trovare una spiegazione razionale alla sua decisione.

Rosa (Lola Duenas) invece, con due bambini ed un passato sentimentale disastroso s' imbarca in una missione di soccorso.  Ma nonostante questi tentativi di salvataggio spirituale, la decisione di Ramon di morire, non sembra mai vacillare, contrariamente alla determinazione dei familiari ed amici di salvarlo che, invece, gradualmente si affievolisce.

La storia e' modellata da una serie di conversazioni che Ramon intrattiente con amici e familiari che si alternano  accanto al suo letto

Il film e'scandito da flashback del passato di Ramon ed immagini in cui il protagonista visita e cammina le lussoreggianti ed assolate spiagge e campagne galiziana, come in un sogno.  A queste imagini seguono ad intermittenza scene dell incidente in cui un Ramon nel pieno della sua giovinezza, aitante e in salute tuffandosi da uno scoglio rimane vittima di un incidente che lo lascia paralizzato dal collo in giu' per sempre. 

Alla fine, Ramon riesce a vincere la sua battaglia portando a termine il un minuzioso progetto di morte a cui ha lavorato un' intera vita, convincendo anche  Rosa a parterciparvi. ( Ramon muore per overdose di un medicinale che  essendo stato somministrato in minuscule dosi da un gran numero di persone, l'ultima ad aderire e' Rosa, evita l'accusa di omicidio ai somministratori)

L'aspetto piu' rivelante del film e' la statura intellettuale e psicologica del protagonista sapientemente ritratta dal regista, per il quale e' lo spettatore prova piu' un senso di ammirazione che di commiserazione.

Il film e' certamente originale nella sua narrazione dei personaggi e della  storia. Amenabar sarebbe potuto facilmente scadere in una rappresentazione sentimentalistica della dolorosa condizione delle persone che scelgono l'eutanasia come ultimo soluzione, ma a lui va il merito di essersi sottratto da una soluzione cosi' scontata. Il film e' invece un profondo resoconto sulla complessita' delle relazioni uname e del significato della vita.

La psicologia dei personaggi e' arrichita dalle capacita' artistiche degli attori, tra tutti emerge un sorprendente Javier Bardem che riesce in maniere possente a esprimere emozioni forti e contrastanti attraverso un abile gioco di espressioni facciali.

Manuela, la sorella silenziosa ma premurosa interpretata da  Mable Rivera, e' inizialmente un carattere marginale che gradualmente prende corpo manifestando un amore materno per Ramon ed un' intelligente comprensione.

Il regista Aleandro, che ha gia' dato prova del suo talento con il film "The Others", (interpretato da Nicole Kidman) e "Open your Eyes", e' ora considerato uno degli autori piu promettenti del cinema internazionale.

Il film, che ha gia' vinto il Leone d'oro di Venezia (2004), ed ha ottenuto una nomina  come miglior film staraniero agli Oscar(2005), vale sicuramente la pena di essere visto.


Il gusto delle ciliege (Ta'am e guilass)
Diretto da: Abbas Kiarostami
Distribuito nel 1997

I
l Gusto delle ciliege di Abbas Kiarostami, il piu acclamato regista del cinema indipendente internazionale, e' una coinvolgente riflessione sul  significato della vita e della morte e sui rapporti umani.

Abbas Kiarotami, non e' solamente uno dei registi viventi di maggior talento ma anche grazie alla sua dedizione alla poesia e alla fotografia di paesaggi, una figura culturale di rilievo.

Dopo anni dedicati alla fotografia si affacia alla produzione cinematografica solo negli anni ottanta cimentandosi in opere cinematografiche come Where Is The Friend's House, Close Up (Iran 1990), Life Goes On (Iran 1991), Through Olive Trees (Iran-France 1994) che saranno vincitrici di numerosi premi.

Il gusto delle ciliege, inizia con un primo piano di un uomo di mezza eta' che con un fare apatico si aggira in macchina per le strade accaldate ed impolverate di una citta' iraniana non ben identificata. 

Un gruppo di operai si accalca intorno alla sue macchina offrendo manodopera . L'uomo si guarda intorno con uno sguardo inquisitorio, tuttavia non sembra essere particolarmente interessato alle offerte di lavoro. Ma qualcosa all'improvviso cambia  ed inizia a chiedere agli operai "quanto guadagni, hai bisogno di soldi, faresti un lavoro per me?" senza pero rivelare la natura del lavoro. La tensione cresce con i passanti che ora si allontanano insospettiti da quella che gia' sembra una richiesta strana.

Si respira una crescente sensazione di desolazione,  esasperata dai colori monocromi di un arido paesaggio dove si avvistano solamene cave e terra

Il regista sembra non voler svelare nulla sul protagonista a parte il suo nome, Badii (Homayoun Ershadi), tuttavia ci suggerisce con chiarezza che l'uomo e' determinato a trovare qualcosa. 

Badii offre un passaggio in macchina ad un giovane Afghano (Safar Ali Moradi) arruolato nell' esercito Iraniano. I due uomini familiarizzano quando il soldato, accorgendosi che Badii si sta allontanando troppo dalla citta', viene assalito da un senso di angoscia ed agitazione. La macchina si arrampica  in cima ad una collina per fermarsi all'improvviso di fronte ad una buca scavata dallo stesso Badii  ai piedi di un albero. E' a questo punto che Badii, rivela il suo segreto e la sue strana offerta di lavoro. Il compito del giovane sarebbe quello di recarsi al mattino presto alla stessa buca e chiamarlo due  volte di seguito cosi" Signor Badi, Signor Badi". Se lui non risponde allora dovra' ricoprire il suo corpo con venti palate di terra. Il soldato scappa terrorizzato.

Il regista sembra usare l'elemento terra in maniera simbolica, e' infatti un elemento costante che caratterizza il paesaggio, quasi volesse ricordare allo spettatore il desiderio di Badii di voler essere seppellito e di morire.

Badii incontra un altro uomo, questa volta un vecchio Curdo (Abdol Hossain Bagheri) che lavora al museo delle scienze naturali della citta'.

L'incontro con il vecchio e' uno dei momenti piu' emozionanti del film che si e' svolta fino ad ora con toni piuttosto moderati nonostante la drammaticita' del tema. 

Il vecchio risponde alla richiesta di Badii di seppellirlo in cambio di denaro raccontanto la sue storia.

Anche lui in passato aveva suicidarsi.  Racconta che una mattina presto lasciata la casa con la moglie ed I figlie ancora immersi nel sonno si avvia verso un campo per andare a moire.  Ma qualcosa lo ferma, il campo e' pieno di ciliege, ne assaggia una ed improvvisamente tutto cambia, la vita trionfa sulla morte, l'idea di non dover mai piu' godere di questi piacere lo dissuade.

La cinepresa segue il protagonista che si reca all'alba alla buca in cima alla collina. All' imagine di Badii che si sdraia segue il buio.

Quello che segue e' l'immagine dell' attore che esce dal buco e si accende una sigaretta come per sfogare la  tensione accumulata nel recitare il personaggio. Altre imagine riprendono il regista stesso, la truppe e le comparse.  Kiarostami ci offre deliberatamente una fine della storia non risolta , creando un film nel film, come per far si' che il pubblico si estranei all'improvviso dalla storia per riflettere esclusivamente sul messaggio stesso che la storia ha narrato

Badii e' l'emblema di una serie di domande a cui sia il mondo  occidentale che orientale non hanno ancora dato una risposta . E' giusto o immorale porre fine propria vita quando tutto intorno diventa insopportabile?

Vale la pena non godere delle bellezza che la vita offre – il gusto di una ciliegia- pur di non affrontare le miserie e le ingiustizie?

Ma il suicidio e il significato della vita e della morte non e' l'unico tema su cui Kiarosatmi ci  invita a riflettere.  L'incontro di Badii con i tree uomini e' emblematico di un altro tema;  la compassione . I tree uomini rappresentano infatti i tree stadi della vita di un uomo ; la giovinezza( il soldato) con la incapacita'di gestire e comprendere la sofferenza propria ed altrui, la maturita (il seminarista) spesso troppo presa nel conformarsi con le convenzioni sociali ed infine la saggezza ( la vecchiaia) rappresenata dal vecchio curdo, in cui si e' forse finalmente capaci di astenersi dal giudizio e di comprendere gli altri amore

Il National Theatre Festival e il Victoria Albert Museum di Londra hanno recentemente dedicato una retrospettiva su Abbas Kiarostami, mostrando i suoi film piu' significativi ed una esposizione di sue installazioni fotografie su paesaggi iraniani ( un espressione artistica a cui si e' dedicato per piu' di 25 anni)

©2005 Francesca Lombardo
©2005 Publication Scene4 Magazine


Francesca Lombardo e' nata a Roma dove ha lavorato in teatro e come giornalista. Noel 1997 si e' trasferita a Londra dove ha ottenuto un master in journalism. Attualmente vive e lavora a Londra come giornalista

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